IL SIGNOR DIAVOLO - Un horror d'autore tra sangue e momerie
Un film gotico, un film sul male e sull’Italia dei primi anni 50. La Chiesa, la
Democrazia Cristiana e le superstizioni che, specialmente nelle zone meno sviluppate come il Comacchio, erano ancora un’arma importante per tenere a bada i fedeli.
Avati mischia ricordi e intuizioni, flash dell’infanzia sua e del fratello Antonio con immagini del suo cinema sia horror sia dramma borghese, lavorando insieme alla fotografia di
Cesare Bastelli per cercare di dare una colorazione molto vicina al bianco e nero di quei tempi.
Le
Valli di Comacchio, con i canali e le cascine semi abbandonate, fanno da scenografia a un film che parla del misterioso omicidio di una bambina e di una strana connessione dei preti locali con una ricca e potente famiglia che cerca con ogni mezzo di mantenere il suo potere nobiliare. "
Il Signor Diavolo" esiste o è solo l’espressione concentrata del male con cui, da sempre, si esercita il potere e si conquistano i privilegi?
Il film comincia forte, già prima dei titoli di testa promettendo qualcosa che via via lascia il passo al racconto dell’indagine, dei personaggi e dei luoghi, mettendo nell’ombra le intenzioni “bellicose” dell’horror, ma anche del thriller e del possibile splatter. "
Il Signor Diavolo" si addolcisce lentamente, lasciando costante la tensione e sorvolando, giustamente, sulle occasioni facili per “mettere pausa” e far saltare lo spettatore sulla sedia. Anche la chiusura è angosciante più che orrorifica, maligna più che tragica.
Tanti i cammei degli attori affezionati al regista, da
Lino Capolicchio parroco all’antica, misterioso e risoluto;
Massimo Bonetti, magistrato dei minori,
Gianni Cavina sagrestano che segue le orme del suo parroco (e somiglia sempre di più a Flavio Bucci…),
Alessandro Haber esorcista risoluto,
Chiara Caselli signora nobile e dark, e poi
Andrea Roncato e Cesare S. Cremonini e i giovani
Gabriele Lo Giudice, Filippo Franchini e Lorenzo Salvatori.
22/07/2019, 17:13
Stefano Amadio