Note di regia di "Citizen Rosi"
Citizen Rosi non è nato come un classico documentario di puro tributo celebrativo. Francesco Rosi stesso, non avrebbe voluto. I suoi film, rappresentano un tale valore nella storia del nostro paese, valore cinematografico e civile, che abbiamo deciso di lavorare su più registri. Quello cinematografico/artistico e quello della ricostruzione giornalistica dei temi trattati da Rosi. Un ulteriore piano, privato e quindi sentimentale, è quello che ci ha permesso di unificare i due piani narrativi con la voce e il volto di Carolina Rosi, figlia del regista. È lei quindi a tessere il filo emotivo e quello artistico e storico.
Le sequenze dei suoi film ci portano di volta in volta dentro nodi cruciali della storia del nostro paese che vengono commentati sia da Rosi stesso, attraverso materiale di repertorio, che da persone di ambienti diversi: dal mondo del cinema, al mondo della cultura, della giustizia e del giornalismo.
Il racconto si snoda attraverso i film di Rosi messi in fila non nell’ordine in cui sono stati girati, ma in base alla precedenza storica dei fatti di cronaca che raccontano. In questo modo, il documentario, non racconta solo il lavoro di Rosi, ma restituisce anche mezzo secolo di storia d’Italia.
A partire da ciò, abbiamo voluto fare un ulteriore passo avanti. Cosa è accaduto dopo? Dei grandi temi affrontati da Rosi, dei grandi misteri della storia d’Italia, dei problemi che i suoi film hanno posto, oggi cosa sappiamo in più di allora? Su quali sentenze, su quali documenti, possiamo contare oggi? Cosa avrebbe scelto di raccontare Rosi del nostro tempo e quanto il suo cinema ha aiutato almeno due generazioni a prendere coscienza della realtà?
La regia ha continuamente incrociato questi piani: sequenze di film, ritorno ai luoghi dove Rosi girò, interviste, repertorio storico e giornalistico. Come dicevamo è la presenza di Carolina Rosi, filmata nella casa che fu del padre e nello studio appena ricostruito, a tenere insieme e a dare senso e intensità alla materia. Lei tra le fotografie, i ritagli di giornali, i libri; lei dentro il mondo del padre, dentro le curiosità, le passioni, i valori e le battaglie della vita.
E infine c’è l’inserimento di alcune brevi sequenze che punteggiano qua e là il documentario: ciò che rimane di un materiale ripreso con una piccola telecamerina amatoriale che doveva essere di puri appunti e che invece diventa tenera traccia della memoria: Carolina che rivede insieme al padre qualche tempo prima che se ne andasse, tutti i suoi film.
Didi Gnocchi e
Carolina Rosi