1994 - Arriva Berlusconi e l'Italia spera di cambiare
Otto puntate per chiudere la trilogia che racconta l’Italia da Tangentopoli alla cosiddetta “Seconda Repubblica”.
Berlusconi scende in campo, batte il Pds di
Achille Occhetto e diventa Presidente del Consiglio. Ma la Procura di Milano, con in testa al pool Mani pulite
Antonio Di Pietro e a capo
Francesco Saverio Borrelli, continua il suo lavoro a caccia di corrotti e corruttori che hanno trascinato il paese sull’orlo di un baratro economico, politico e istituzionale pericolosissimo.
Questa volta la regia è affidata non solo a
Giuseppe Gagliardi (già regista di 1992 e 1993) ma anche a
Claudio Noce che dirige le puntate 4-6-7-8. La nuova stagione si sviluppa su due strade parallele con i personaggi fissi, interpretati da
Stefano Accorsi e Miriam Leone, che vanno avanti con le storie personali, affiancati dal protagonista del 1994, Silvio Berlusconi, interpretato da
Paolo Pierobon, intorno al quale si sviluppa la storia del paese e della serie.
I due registi sono all’altezza della serialità internazionale a cui gli spettatori pay sono ormai abituati; girano con ampi respiri e trovate interessanti sapendo anche dirigere gli interpreti consapevoli della storia, vera o di finzione, di ognuno.
Il cast è di alto profilo, con i soliti
Accorsi, Leone, Antonio Gerardi (Di Pietro) sempre misurati e credibili e con i personaggi di serie che danno un punto di qualità alle puntate: per citarne solo alcuni, oltre al Berlusconi di Pierobon, il Borrelli di
Antonio Cederna ma anche il D’Alema di
Vinicio Marchioni ricostruiti, nelle brevi apparizioni, in modo accurato e puntuale.
La sceneggiatura scorre veloce ma purtroppo è qui che spesso la serie rallenta, come nella quinta puntata quando è necessaria la voce narrante, per tutto l’episodio, per esporre e chiarire i rapporti contorti e mai sinceri tra Berlusconi e Bossi. A chi appartiene la voce narrante, a parte il sorriso iniziale nel ricordare “Viale del tramonto” e
William Holden in piscina, poco importa, ma è in ogni momento complesso che arriva a specificare dinamiche e situazione generale, con il risultato di appesantire oltremodo la puntata.
Ma è l’approccio “a posteriori” nella narrazione della storia a dare un tocco di inverosimiglianza al racconto: le battute e le situazioni sembrano scritte alla luce dei fatti che ancora devono accadere. Un po’ per coinvolgere chi ignora e chi non c’era, un po’ per cercare di spiegare i fatti e attualizzarli, questo di far parlare e agire i personaggi come se avessero già visto e vissuto i fatti è forse l’unico un aspetto di 1194 che non riesce a convincere.
24/09/2019, 19:27
Stefano Amadio