Sinossi *: È la storia di chi fugge dall'Iran perché lì, per loro, è ormai impossibile vivere una vita normale.
Sono tre ragazzi e un professore i cui percorsi si incrociano: sono finiti senza colpa nelle maglie del regime, alcuni sono stati imprigionati, torturati. Hanno negli occhi la violenza dei giorni delle manifestazioni contro il regime e raccontano l’orrore della repressione vissuta sulla propria pelle.
Abbas, Ebrahim, Hossein e Narges hanno lasciato l’Iran viaggiando attraverso le montagne del Kurdistan, con l’aiuto dei contrabbandieri, o verso la Turchia; qualcuno più semplicemente è salito in aereo e non è più tornato. Nella loro mente il viaggio è sempre lo stesso, uguale il senso di impotenza nei confronti di un regime che ha spezzato le loro esistenze, che li ha privati degli affetti più profondi...
Abbas era professore di economia all’università, Ebrahim faceva il blogger, Hossein lavorava in Tv, Narges la documentarista. Lei, figlia di uno degli ex potenti del regime di Ahmadinejad un giorno in Germania ha parlato di diritti umani e non è più potuta tornare a casa.
Le loro storie, i loro diari minimi, sono una denuncia violenta contro un regime che ha assunto i tratti dell’aguzzino, sono il ricordo di chi ancora è in carcere o non può parlare; ma alla fine tutte le loro voci si stemperano nel sussurro malinconico degli esuli che sognano solo il ritorno.