Sinossi *: Da un verso della canzone di Fabrizio de Andrè, “A Cimm-a”, ritratti vividi e semplici di liguri che raccontano il loro lavoro, la loro storia, il loro territorio. Uomini e donne che dal mestiere, dalla professione e dal “saper fare” traggono identità, e non solo individuale.
C’è Amanzio, portuale, grande narratore del fascino di traffici e merci e degli uomini delle banchine che dice come “… i containers non sono mazzi di fiori, danno anche fastidio, ma questo sono i porti, e senza porti Genova e la Liguria non esisterebbero”. Ci sono gli sguardi e i silenzi di Simone, pescatore di Camogli e la storia di Mariangela, floricoltrice del Ponente, sull’orlo di realizzare “una bella fetta di sogno”, dopo aver rubato “un pezzo di terreno alla montagna”.
E c’è Franco che ha portato l’olio ligure a New York e negli Emirati Arabi; ed Alessandro, il comandante che ha visto e girato intorno al mondo cento volte sulla tolda di tante navi; Heydi, viticoltore di Riomaggiore che ha segnato il ritorno dei giovani alla terra.
Questo film parla dell’identità forte e antica che viene dal lavorare, per quanto duro e difficile, o persino “infernale”, come l’acciaieria descritta dal Franco, operaio metalmeccanico.
E parlandosi tra loro, i ritratti delle e dei liguri sembrano far vedere il filo che lega invisibile un territorio e una regione, nella sua bellissima imperfezione.
Note:
Il titolo del documentario “Un Piede in Terra, l’altro in Mare” è ripreso da un verso della canzone di Fabrizio de Andrè, “A Cimm-a”.