Sinossi *:
Il docu-film, frutto di una accuratissima e attenta ricerca da parte di Francesco Vitali, ripercorre la storia culturale e artistica di questo patrimonio unico nel suo genere, la straordinaria impresa di Pirro I nel trasformare un rudere agricolo di proprietà della famiglia Visconti Borromeo in una “Villa di delizie” e i successivi 400 anni di storia e di arte di questa dimora. Protagonista indiscussa è proprio l'antica Villa di Lainate, ideata e costruita tra il 1585 e il 1589 dal Conte Pirro I con lo scopo di stupire e divertire i suoi visitatori. Grazie al lavoro di alcuni tra i più importanti artisti dell'epoca, tra i quali Martino Bassi, Camillo Procaccini, Marcantonio Prestinari, Francesco Brambilla, guidati da Giovan Paolo Lomazzo, l'abitazione signorile si arricchisce progressivamente di una vasta collezione e di uno splendido giardino animato da un sistema di giochi d'acqua che il romanziere Stendhal loderà nel 1817, dopo il suo celebre viaggio in Italia. Dopo la morte del Conte di Brebbia, avvenuta nel 1604, la tradizione di mecenatismo verrà proseguita dai suoi successori e il suo ricco patrimonio artistico ampliato. È così che, a partire dalla sua magnifica ascesa, la Villa, rappresentata nel docu-film da una voce femminile fuori campo, guida lo spettatore attraverso i secoli, insieme alla voce dello stesso Pirro I, con particolare attenzione alle trasformazioni architettoniche e all'evoluzione artistica del complesso cinquecentesco, per continuare con le importanti personalità storiche che l'hanno abitata o visitata nel corso dei secoli. La narrazione è alternata da immagini d'archivio che permettono di ammirare la Villa come è oggi e come era ieri, e da interviste con esperti d'arte, di storia e costume, tra cui il Professore Alessandro Morandotti, al cui prezioso lavoro, iniziato negli anni '80, si deve la ricostruzione della storia della Villa e del suo fondatore.

NOTIZIE 'Villa Visconti Borromeo Litta. Quattro secoli di storia un viaggio nel tempo tra delizia arte e giochi d'acqua'



Note:
Liberamente tratto dal volume di Alessandro Morandotti "Milano profana nell'età dei Borromeo".

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