Recensioni di :
- VISIONI DAL MONDO - "La Linea Sottile" tra umani e disumani


Sinossi *:
Due storie si intrecciano, narrano di due guerre dei primi anni Novanta da due diversi punti di vista, quello di Bakira, una donna bosniaca sopravvissuta alle violenze della guerra nella ex-Jugoslavia e quello di Michele, un ex soldato italiano di una missione internazionale di pace in Somalia, il cui contingente è stato responsabile di violenze contro la popolazione civile. È la narrazione di un inesausto viaggio in fieri verso la consapevolezza del male e dell'umana capacità di generarlo.

Daniela Bassani (Montaggio del Suono e Mix)
Stefano Grosso (Montaggio del Suono e Mix)
Giancarlo Rutigliano (Montaggio del Suono e Mix)

Produttore:
Augusta Eniti
Marco Visalberghi
Dijana Mladenovic

Produttore Esecutivo:
Roberta Ballarini

Produttore Esecutivo:
Luca Ricciardi

Coordinamento Post-produzione:
Eleonora Marino

Conforming:
Mauro Vicentini

Color Correction:
Mauro Vicentini

Titoli:
Mauro Vicentini

TRAILER

FOTO


NOTIZIE 'La Linea Sottile'



Note:
Le storie

Michele, Somalia 1992 –1995

Michele è un uomo italiano, oggi quarantenne, che ha partecipato come militare di leva all’operazione umanitaria dell’ONU in Somalia tra il 1992 e il ’94. Immagini e memorie delle missioni in Somalia continuano da anni ad affacciarsi a tratti alla sua mente, vivide come il presente. In modo particolare quelle delle violenze sui civili somali, di cui è testimone e protagonista, coinvolto anch’egli nelle dinamiche del gruppo. All'epoca Michele è tornato a casa, ai suoi affetti, abitando lo stesso corpo che ha usato come un’arma in un paese lontano, ma la consapevolezza è stata un percorso lento di anni ed è tutt'ora in atto e si svolge sotto i nostri occhi, un lento passaggio dall'incapacità di vedere la differenza tra la foto di un bel tramonto nella savana somala e la foto della tortura nei confronti di un animale o di un essere umano. Nel suo viaggio Michele incontra per la prima volta Andrea, anche lui soldato di pace in Somalia a vent'anni. Testimone e protagonista di violenze sui civili, narra dello stupro di gruppo di una ragazza somala. Da allora è tormentato da incubi ricorrenti che non lo lasciano dormire. Alla vita quotidiana di Michele, alle immagini dei suoi incontri, si mescolano immagini e suoni di repertorio che costruiscono attorno alle sue parole un solido e visuale spazio narrativo, come in una soggettiva del ricordo. Si tratta di sequenze e foto di diversa provenienza, alcune girate dai soldati del contingente italiano, altre dall’operatore Miran Hrovatin nel ’94, pochi giorni prima di essere ucciso a Mogadiscio con Ilaria Alpi.
Il racconto di Michele ci introduce in quel complesso mondo di regole e riti, di meccanismi del potere, di forme di aggregazione della virile comunità militare, di costruzione di un certo tipo di mascolinità che pur nella complessità, hanno la capacità di connettersi alla radice della costruzione della violenza.

Bakira, Ex Jugoslavia 1991- 1995
Nel 1993, Bakira rompe il silenzio e i pregiudizi sociali raccontando ai media la violenza sessuale che ha subito durante la guerra in corso nella ex Yugoslavia. Sotto gli occhi increduli dell’Occidente si scoprono gli stupri di massa e i campi di gravidanza forzati, usati come strumenti di pulizia etnica. Il culmine della violenza sessuale è in Bosnia: 50.000 vittime di stupro, delle quali l'80% sono, come Bakira, donne musulmane stuprate dagli aggressori serbi.
Bakira è una delle prime donne bosniache che ha osato testimoniare davanti all’International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ITCY), e per questo hanno cercato di ucciderla, ma lei non si è lasciata intimidire. Oggi, a 18 anni dalla fine della guerra, continua a dare la caccia ai violentatori - alcuni di loro oggi uomini stimati. Scomoda e troppo rumorosa per i politici bosniaci che preferiscono osservarla in silenzio, Bakira aiuta altre vittime a rintracciare i loro stupratori. Una volta individuati, le donne partono in missione: si appostano clandestinamente sotto le case dei criminali di guerra, osservano le loro mosse, a volte per giorni, e li fotografano in segreto, così che il Tribunale di Sarajevo, inefficiente e lento, possa avere le prove della loro presenza sul territorio bosniaco e chiamarli in giudizio.
Accompagniamo Bakira in una di queste missioni fotografiche: sfida, disperazione, coraggio folle di Bakira nell’addentrarsi nelle regioni della Bosnia, dove gli indiziati dello stupro ancora oggi girano armati, protetti da una comunità omertosa.... Un viaggio in macchina da Sarajevo verso Visegrad, la cittadina degli orrori e del genocidio taciuto, dove Bakira è stata ripetutamente violentata durante la guerra. Ma Bakira sta facendo anche un altro difficile viaggio: quello interiore, narrativo ed emotivo, lungo una linea fin troppo sottile che divide la sete di giustizia dalla sete di vendetta. Un viaggio verso gli inferi della Bosnia e dell'animo umano.

Materiali d’Archivio
Oltre alle sequenze realizzate in fase di ripresa, il film si avvale di materiali d’archivio rari e in alcuni casi inediti.
Il materiale d’archivio ha la capacità di creare nel film “contesti” con forti connotazioni cinematografiche, in grado di riportare lo spettatore al clima proprio dei conflitti che il film racconta. Tra i materiali d’archivio, i “girati” prodotti in Somalia dal cameraman Miran Hrovatin, ucciso, come noto, assieme alla giornalista Ilaria Alpi a Mogadiscio nel 1994: un modo di rara carica umana e sensibile empatia per raccontare la guerra attraverso le immagini.

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