Sinossi *: L’epopea di Ottavio e Rosita Missoni, con uno straordinario cameo di Dario Fo. Le musiche sono firmate da Renzo Arbore. Un viaggio nella memoria e nel vissuto umano e creativo del Maestro della moda Italiana Ottavio Missoni.
Tai (come lo chiamano gli amici) si racconta attraverso una lunga intervista, intima e minimale, in cui si annidano ricordi e fili di lana, un grande affresco che racconta anche il Novecento. Un grande racconto di vita di un uomo che ha saputo fare della moda una vera arte. Missoni non è solo un grande stilista ma è stato anche un grande atleta: il racconto di Ottavio parte proprio da 1935 anno in cui vestì la maglia azzurra, nella specialità dei 400 metri piani e nei 400 hs. A soli 16 anni nel 1937 all’Arena di Milano ebbe la meglio sugli americani in un epico quattrocento piani, con il tempo di 48,8’’. Poi la guerra sul fronte di El Alamein e l’incontro con Rosita e la creazione dei suoi colori. Il suo capostipite fu il pirata Misson, citato nel film Danzando contro i paraventi di Olmi, e come il pirata Missoni ha avuto uno spirito anarchico liberale. “Se Dio avesse una maglia – recita Damato – vestirebbe Missoni”: inizia così il dialogo fra il grande creativo ed il regista, Missoni racconta dell’amore con Rosita, conosciuta sotto la statua di Cupido durante le Olimpiadi a Londra e da allora hanno condiviso una straordinaria storia fatta di creatività e complicità. A scandire il ritmo del racconto le coreografie di David Parson, Daniel Ezhalon e Moses Pendleton.
“I tessuti che crea Missoni possono stare benissimo in cornice” diceva di lui Enzo Biagi “. E le parole del grande giornalista sono interpretate dal Premio Nobel Dario Fo che regala al documentario un momento di intensa poesia scenica con la sua sapiente arte affabulatoria.
Nel documentario Missoni apre la valigia dei ricordi e rievoca la storica collezione del 67 a Palazzo Pitti di Firenze dove Rosita fece sfilare le modelle senza intimo, e poi il 69 con la conquista dell’America grazie a Diana Vreeland di Vougue.
“Missoni ha elevato la maglieria a forma d’arte” scriveva il NewYork Times nel 79. “Il maestro del colore” lo ha definito il grande pittore Balthus.