"Amici Miei... Come Tutto ebbe Inizio":
forse era meglio non scomodare il mito
Nel primo volume di “
Amici Miei”, senza dubbio la trilogia comica italiana per eccellenza, la voce del “Perozzi”, un magnifico
Philip Noiret, non mancava di sottolineare le situazioni cruciali: "
Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione!". Se al centro del lavoro di
Mario Monicelli prima e
Nanni Loy dopo, vi era dunque il genio, a guidare la mano di un'operazione produttiva come “
Amici miei - Come tutto ebbe inizio”, è la furbizia di chi pensa di poter camuffare una bufala parlando di omaggio.
Il film, ambientato nella Firenze quattrocentesca del Savonarola, di Lorenzo il Magnifico e dell'ondata di peste, ha per protagonisti cinque amici divisi per classe sociale, ma uniti nella voglia di compiere scherzi e divertirsi. E il problema nasce proprio qui, perché solo loro stessi riescono nell'arduo compito di farsi grasse risate per quelle che vorrebbero essere delle “zingarate ante litteram”. Oltre ad avere dei tempi comici perfetti, l'intreccio di storie che più di trent'anni fa vedeva protagonisti il Necchi, il Perozzi, il Mascetti, il Melandri e il Sassaroli, erano intrise di un misto di malinconia e delusione dalla vita, la cui unica panacea era il senso di cameratismo. La pellicola uscita in questi giorni nelle sale italiane in 500 copie, sembra invece svuotata di tutto questo e
Neri Parenti preferisce piuttosto attingere da ciò che ha contraddistinto il suo cinema negli ultimi dieci anni, non facendo mancare ai cultori del cine-panettone o visti i tempi, della
cine-colomba, le storie di tradimenti della coppia
De Sica-Ghini, cui tentano di far coro i fiorentini
Paolo Hendel e
Giorgio Panariello, e un
Michele Placido calato in una realtà a lui del tutto estranea e mai realmente in parte.
Certi miti, se li si ama per davvero, bisognerebbe avere la forza di lasciarli lì dove stanno, magari vedendoli e rivedendoli allo sfinimento, senza doverli “sporcare” scendendo a compromessi con certe leggi dettate dal mercato.
Dispiace poi, e non se ne capisce davvero il motivo, che “
Filmauro” continui ad ignorare da mesi la richiesta di Cinemaitaliano.info di poter prendere parte alle anteprime stampa. Per coprire il servizio, ci basta comunque pagare il costo del biglietto, perché non sarà certo questo a fermare la nostra volontà di raccontare il mondo del cinema di casa nostra a 360°.
16/03/2011, 23:31
Antonio Capellupo