FESTIVAL DI ROMA "Grazia e Furore" a L'Altro Cinema Extra
"
Grazia e furore", documentario d’esordio di
Heidi Rizzo, prodotto da
Edoardo Winspeare e
Gustavo Caputo in collaborazione con
Rai Cinema e con il sostegno di
Apulia Film Commission, è una dicotomia, avvincente e emozionante, lunga sessantacinque minuti.
In concorso nella sezione
L’Altro Cinema |
Extra della sesta edizione del
Festival Internazionale del Film di Roma, racconta nell’arco di sei giorni la passione sportiva per la
Muay Thai, la boxe thailandese, di due fratelli,
Gianluca, vincitore di tre titoli mondiali e di uno intercontinentale, e
Fabio Siciliani, campione mondiale.
Il racconto filmico, girato senza filtri con primi piani pasoliani e con una sporca ma autentica fotografia, è costruito su continue dicotomie: agli allenamenti di Fabio in palestra si alternano gli esercizi di danza classica praticati da sua moglie Enrica Didonfrancesco, insegnante di Danza; a riprese esterne quelle interne che svelano l’intimità familiare dei fratelli; a riflessioni semplici sui problemi dell’attuale realtà italiana a quella thailandese; al mondo occidentale forte a quello mite orientale.
Nato da un’idea di
Alessandro Valenti, come ha osservato il produttore
Edoardo Winspeare, in questo documentario la Grazia è anche costituita dalla regista Heidi che dirige un film apparentemente solo maschile, come Furore sono i fratelli Siciliani combattenti. Grazia è la Thailandia, Furore la vecchia Europa. Ma la grazia e il furore sono gli eterni opposti che abitano dentro ciascuno di noi.
Così la cornice sportiva, in questo caso rappresentata da una variante della boxe, non ancora riconosciuta come disciplina olimpica, è funzionale al racconto per descrivere gli aspetti della psicologia umana e, come in molte altre pellicole sul pugilato, la boxe attiva processi di costruzione dell’identità.
25/10/2011, 14:40
Alessandra Alfonsi