FCE LECCE - La salute della Commedia Italiana
Che fine ha fatto la commedia? Il genere più prodotto dal nostro cinema è a un bivio: persi i grandissimi autori come Risi, Monicelli o Germi, riescono ancora i film cosiddetti "leggeri" a raccontare il nostro paese? Un gruppo d'eccezione ne ha discusso a Lecce partendo dalla sicurezza degli incassi e passando attraverso l'esigenza di avere sceneggiature forti e interpreti e registi nuovi.
Paolo Genovese, Pio e Amedeo, Edoardo Leo, Fulvio Lucisano, Carlo verdone, Sydnei Sibilia, Enrico Vanzina, Neri Parenti, Francesco Bruni, Massimo Gaudioso, coordinati da Marco Giusti.
Per Carlo Verdone, decano della nostra commedia contemporanea e punto di riferimento dei giovani autori il grande problema arriva dal pubblico.
"È scomparso dalle sale il pubblico giovane di riferimento e il cinema italiano sta vivendo lo sbando che vive il paese. In molti casi va a copiare delle commedie francesi, che è una cosa mai successa. Le commedie sono sempre state una foto nitida del periodo che raccontavano con vizi, difetti ma oggi è estremamente difficile raccogliere e osservare la realtà per avere argomenti. Ora bisogna osservare e trovare, con uno sforzo in più, delle idee originali a partire dai titoli.
Sidney Sibilia (regista di Smetto quando Voglio n.d.r.) ha raccontato la sua età in maniera nuova che mi ha interessato molto, per gli attori e per l'ironia con cui racconta i problemi. Anche noi veterani dovremmo avere più coraggio, senza più i grandi sceneggiatori, per fare film come quello di Sibilia".
Enrico Vanzina, forte dei suoi due film con il fratello usciti quest'anno, ha sottolineato l'importanza del genere.
"La commedia - ha detto Vanzina - è il genere più importante del nostro cinema. È un genere che, come diceva Ennio Flaiano, regge e diverte all'infinito mentre il film drammatico tende a perdere il suo carattere. La commedia è l'unico momento in cui il paese si riappropria della sua identità. Il problema di oggi è che al cinema non c'è nessuno, come fece ad esempio Verdone nei primi anni 80, che racconta con una sua identità e quella dei suoi coetanei".
Sideny Sibilia di anni ne ha 30 e il suo film è stato apprezzato sia dal pubblico sia dalla critica.
"Il web - dice Sibilia - ha spostato il linguaggi, facendo un po' di confusione negli stile e nei mezzi di comunicazione. Per questo i giovani non vanno più al cinema, ma è in sala che comunque si stimola la risata, a differenza del computer a casa dove il film si vede da soli.. Bisogna fare uno sforzo per portare i giovani al cinema e il momento storico è delicato".
Di fronte al problema dei cast sempre uguali che transitano da un film all'altro,
Neri Parenti ha detto che "va allargata la critica non solo agli attori ma anche ai produttori ai distributori e alle tv. Innovazione non solo di attori e registi ma anche chi si occupa della produzione e della distribuzione, io vedo gli stessi meccanismi distributivi, trailer, pubblicità e promozione, di quando avevo 30 anni. Non è cambiato nulla e in questo ultimo anno si è capito che le persone scelgono il film per l'argomento, mentre lo star system è tramontato.
Per il produttore
Fulvio Lucisano la base del successo di un film è poggiata per la storia.
"Di sicuroConta un buon copione come per Notte prima degli esami in cui nessuno credeva prima dell'uscita. Certo anche l'attore ha il suo peso nella costruzione dell'opera".
Edoardo Leo, regista e anche attore di molte commedie recenti "Non tutti iregisti riescono a scegliere l'attore che pensano ideale per un personaggio importante del loro film. Io ancora faccio molta fatica nei miei film. C'e un problema sulla commeida di dirigere i ragazzi giovani perché non ci sono più per loro le occasioni per fare esperienza. La generazione dei verdone, dei Troisi, dei benigni aveva fatto molte cose in teatro e tv, ora i giovani sono meno preparati e senza formazione. Io ho avuto un problema di sovraesposizione a causa delle distribuzioni che hanno fatto uscire tutti insieme i film in cui recitavo, ma che avevo girato nell'arco di diversi mesi".
Paolo Genovese
"Ora è difficile scegliere gli attori, è difficile trovarne di nuovi, e siamo quasi obbligati a far recitare gli stessi perché devi avere un certo cartellone per i distributori e gli esercenti, se no non esci. Nel mio ultimo film, la distribuzione ha storto il naso per Marco Giallini protagonista, ho dovuto faticare per averlo. Spesso se non hai il nome commerciale non hai i mezzi. Dall' altro la commedia non è presa in considerazione dalla critica. E non sono prese in considerazione dai festival".
Certo è ovvio che c'è commedia e commedia, ma se il luogo ideale per i nostri film comici è il botteghino, i festival e i selezionatori preferiscono dare spazio ad altri generi, aiutandoli nella promozione con la speranza di farli conoscere al grande pubblico.
Per
Francesco Bruni che nel 2011 debutto alla regia con Scialla! ospite alla Mostra di Venezia "la sensazione è quella di un cinema nazionale povero e mono culturale avviato all'esaurimento, non c'è spazio per sperimentazione e novità, con problemi distributivi e la mancanza di una cultura cinematografica e, ad esempio, dell'insegnamento del cinema nelle scuole. Non sono d'accordo che la commedia si misuri dalle risate, perché le risate sono di tanti generi. I festival non prendono in considerazione le commedie, ma quando Virzì fu selezionato ci furono mugugni. Il problema penso che sia dovuto la fatto che gran parte della commedia che si fa oggi e standardizzata, c'è poca commedia nuova che può arrivare ad essere scelta dai festival".
03/05/2014, 16:42
Stefano Amadio