Note di regia de "Le più piccole del '68"
Mi sono imbattuta per caso nel vecchio cinegiornale “donne occupano una fabbrica a Manziana”. In soli due minuti la voce stentorea dello speaker, con i suoi termini già desueti,raccontava un mondo, una storia ma ancora di più raccontavano le immagini, i volti infantili e seri di quelle ragazze, le loro gonne sotto al ginocchio, il loro gesticolare verso il carabiniere, il loro raccogliersi i capelli in una coda di cavallo, i loro sguardi verso la cinepresa che cercavanoun orizzonte lontano.Solo due minuti, solo un cinegiornale e mi sono innamorata. Ho cercato su internet ed ho trovato qualcosa, il dossier pubblicato dall'UDI (Unione Donne Italiane) “cronaca di un'occupazione” con le interviste alle ragazze, le interrogazioni parlamentari di Marisa Rodano, qualche foto. Ero innamorata e non mi bastava. Allora ho inventato, ho creato quelle ragazze e quel mondo ed ho scritto un romanzo, diventato un ebook ma neanche questo bastava. Ed un giorno, accompagnata dal direttore della fotografia -che ancora non lo era - e dal produttore - che ancora non sapeva di esserlo - del futuro documentario, siamo andati a Manziana dove ho conosciuto Augusta Carones e poi tutte le altri occupanti che, nonostante i 45 anni trascorsi, non avevano perduto nulla del loro fascino. Le ragazze di Manziana mi hanno travolto e sconvolto, l'innamoramento è diventato amore, ed è nato il nostro film. Le più piccole del '68 è una storia ma può essere molte storie.Può essere un classico racconto di formazione: ragazze molto giovani e inconsapevoli che occupando la fabbrica compiono un percorso di crescita. Può essere un racconto politico: il '68 ed i suoi sconvolgimenti nel cuore più oscuro della provincia italiana.Può essere un racconto sociale: l'Italia di ieri è forse uguale all'Italia di oggi? In realtà questo film vuol essere solo un racconto, di un mondo piccolo e di belle persone che hanno sofferto e sognato per oltre quarant'anni un mondo migliore.
Elena Costa