YOUTOPIA - Mettersi all'asta tra realtà e mondo virtuale
Quando si racconta un mondo di cui non si fa parte, si rischia sempre di non inquadrare la situazione, perdendosi dietro a giudizi che hanno poco a che fare con la realtà e che soprattutto scivolano spesso in un genere di moralismo che non è amico del cinema. L’autore mostra i giovani secondo lui, dipendenti da internet, dai videogiochi, dalla realtà virtuale finendo per rappresentare qualcosa che on-line o off-line esiste da sempre in letteratura e nella realtà.
Con "
Youtopia",
Bernardo Carboni scrive e dirige una storia che si potrebbe condensare su un pacchetto di fiammiferi: per aiutare la madre in difficoltà economiche, una diciottenne decide di mettere in vendita la sua verginità. Oppure, vista come dice uno dei personaggi, girando il punto di vista, un ricco anziano maniaco di sesso, compra rapporti finché non esagera…
Le due strade si formano parallele con la ragazza Matilde (
Matilda De Angelis) che vende la sua immagine in chat erotiche e successivamente si vede costretta a dar via qualcosa di più. Per lei l’amore cresce on-line con un ragazzo che conosce solo attraverso un avatar ma che la fa sognare affascinandola.
Il farmacista (
Alessandro Haber) in là con gli anni vive distrattamente con sua moglie (Pamela Villoresi), ormai senza troppo entusiasmo e sempre pronto a cogliere emozioni forti e occasioni sessuali a pagamento.
Tra le due storie si infila la madre di lei (Donatella Finocchiaro), prima portando la figlia a mettersi all’asta e poi chiudendo la storia in preda alla disperazione.
Youtopia fatica a mettere in scena i rapporti umani, portando all’estrema drammaticità quelli esistenti con dialoghi ossessivamente pesanti e solo qualche traccia di vita vera. L’esistenza di Matilde e della madre non propone momenti alternativi al dramma e a una disperazione, adolescenziale o da quarantenne, h24.
La recitazione è molto “soffiata” con l’angoscia di ogni personaggio che passa attraverso una respirazione ad alto volume. Il personaggio di Haber (individuabile in zona nera sin da subito per il look) non ha un momento di normale umanità, necessaria per poi esaltare il suo aspetto riprovevole e viscido.
In sostanza non c’è lo scatto all’interno dei personaggi che viaggiano dalla prima all’ultima inquadratura impostati sulla modalità iniziale che spesso è quella meno originale.
20/04/2018, 15:53
Natalia Giunti