CAROSELLO CAROSONE - Il 18 marzo su Rai 1
Il 18 marzo in prima serata Rai1 omaggia Renato Carosone con un film sulla sua vita e la sua musica diretto da
Lucio Pellegrini e interpretato da
Eduardo Scarpetta, Vincenzo Nemolato e Ludovica Martino. Un progetto che nasce dalla collaborazione tra Rai Fiction e la Groenlandia Film di
Matteo Rovere e Sydney Sibilia.
“Un giorno eravamo in un bar ed è partita la canzone “Tu vuò fa l’americano”, ha spiegato in conferenza stampa
Sydney Sibilia, “e ci siamo chiesti come mai non era ancora stato fatto un film sulla vita di Renato Carosone che è stata straordinaria e avventurosa. Lui ha sempre fatto in modo di rimanere dietro alle sue canzoni, spesso i cantanti sono più famosi dei loro brani. Questo è un caso stranissimo, per Carosone l’importante era intrattenere il pubblico, non mostrarsi, tante canzoni le faceva cantare alla sua band e non c’è una foto di Renato da solo, condivideva il successo con tutti”.
“Oltre ad essere un film su un grande musicista è un film sul talento”, ha continuato
Matteo Rovere, “sulla capacità di affermarsi, anche sulla meritocrazia, sulla capacità di far riconoscere il proprio valore in un contesto complesso con il lavoro e con il grande impegno, parliamo di un artista che ha speso la sua vita a comporre musica, a regalare il suo talento agli altri”
“Per noi era interessante raccontare una storia anche poco conosciuta”, ha spiegato il regista
Lucio Pellegrini, “e che però raccontasse delle canzoni che sono nelle orecchie di tutti ancora oggi, perché forse oggi nessuna sa più chi è Carosone. Un personaggio così esplosivo nella storia della musica che aveva una storia personale molto interessante, compresa la vicenda del ritiro precoce dalle scene. Questo in qualche modo ci dava la possibilità di mettere in scena anche la storia di una rinascita che è quella di un Paese dopo la guerra attraverso la musica”.
Musica che nel film è curata dal maestro
Stefano Bollani, molto legato a Carosone che rispose a una sua lettera da bambino consigliandogli di studiare il blues.
“Ho realizzato le musiche di Carosone come dovevano essere, fedeli alla versione originale per far cantare Eduardo e Vincenzo”, ha spiegato il musicista, “poi ho realizzato la colonna sonora vera e propria, che è stato un grande privilegio perché ho messo la mia musica sopra la vicenda di quello che per me è il mio maestro e poi è stato ancora più divertente immaginare la musica che Carosone faceva negli anni ’30 in Africa senza avere alcuna registrazione a riguardo. Ho indossato i suoi panni e ho provato a immaginare che cosa sentiva all’epoca, che cosa stava già impastando per ottenere poi quei gioielli che tutti conosciamo”.
Un grande lavoro di immedesimazione e tanto studio, un grande onore e onere per
Eduardo Scarpetta che nel film interpreta Renato Carosone.
“Un mese prima dell’inizio delle riprese con il mio maestro Ciro Caravano ho iniziato a studiare voce e pianoforte, è stato un percorso difficile ma anche un onore per me da napoletano interpretare quello che definisco il “Maradona della musica”. È stato un mito, una leggenda della musica italiana, napoletana e mondiale ed è necessario che le nuove generazioni lo conoscano e credo che si può imparare tanto da Renato Carosone che tu sia un musicista o no. Credo che fosse un sanissimo esempio di altruismo artistico, non l’ho mai visto come una persona che pretendeva tutte le luci su di sé”.
Grande impegno anche per
Vincenzo Nemolato, nel ruolo del batterista – fantasista di Carosone, Gegè Di Giacomo, che ha interpretato con grande spontaneità e trasporto.
“Nell’incontro con il personaggio di Gegè c’era l’evidente scoglio tecnico di dover affrontare uno strumento che è quello della batteria che io non avevo mai suonato e che mi dava poche possibilità di nascondermi, dovevo portare il tempo e interpretare uno dei più grandi virtuosi di questo strumento, e l’ho potuto fare grazie all’incontro con il mio coach Mariano Barba junior. Per quanto riguarda le mosse di Gegè sul palco, durante le esibizioni come “Caravan Petrol” o “O’pellirossa”, ho dovuto attingere a quella che era una tradizione teatrale che poteva anche trovare una comunanza di riferimenti tra me e Gegè Di Giacomo, grazie al lavoro di compagnia svolto in questi ultimi dieci anni ho potuto affrontare questo ruolo con più scioltezza”.
13/03/2021, 17:06
Caterina Sabato