Sinossi *: Questa è la storia di una casa, di una palazzina alla periferia Nord di Roma, Via Volonté numero 9.
Questa è la storia di una casa occupata.
L'occupazione è avvenuta la mattina del 3 novembre del 2007.
Ci abitano famiglie con bambini in prevalenza italiane, anzi romane, gente normale che lavora onestamente. Quasi tutti precari, ma c'è anche chi è assunto regolarmente in un'azienda che fornisce elettricità e chi in un bar; operai, traslocatori, addetti alle pulizie aeroportuali o alberghiere. Con stipendi che però non bastano a pagare un affitto coi prezzi correnti sul mercato. E chi di loro non aveva una casa di famiglia, neanche da condividere con altri parenti, al primo rovescio s'è trovato in mezzo alla strada.
La peculiarità di questa occupazione è che rappresenta in modo emblematico il mutamento in atto nella nostra società. Le persone che lo abitano sono quelli che i media definiscono i nuovi poveri: famiglie che anche con 1200 euro al mese, il salario medio di un capofamiglia, non riescono a sopravvivere se due terzi se ne vanno in affitto e bollette. Qualcuno di loro ha alle spalle errori di gioventù e ha già pagato il conto con la giustizia o con se stesso, rimettendosi in carreggiata. Ma la maggioranza degli inquilini abusivi di via Volonté non ha alcuna dimestichezza con l'illegalità. L'occupazione di uno spazio altrui è stato per loro il primo reato commesso nella vita; non senza scrupoli, tentennamenti, paura, disagio. E vergogna.
Sono fantasmi: hanno occupato una palazzina che non risulta ancora nelle mappe ma hanno ottenuto, alla fine, un regolare certificato di residenza.
Il film racconta cosa significa occupare una casa e come lo si fa.
Racconta l'organizzazione e la vita all'interno di un'occupazione: i problemi quotidiani, la suddivisione dei compiti, la condivisione degli spazi e del tempo libero, il mutuo soccorso, i rapporti con il vicinato e con le autorità, l'imbarazzo dei figli che a scuola non vogliono dire dove abitano, l'angoscia che a ogni alba possa entrare la polizia e buttarti fuori.
Quando si parla di case occupate si immaginano edifici della peggiore edilizia popolare o ex fabbriche in stato di abbandono, magari fatiscenti e pericolanti, adibiti a centri sociali per giovani chiassosi o popolati da borderline ed emarginati a vario titolo. Non è sempre così.
Note:
"Via Volonté Numero 9" prende spunto dallo spettacolo teatrale Agostino che l'attore romano Rolando Ravello ha scritto, con Massimiliano Bruno, e interpretato nelle ultime due stagioni teatrali, basato su una surreale storia vera: quella di un occupante a sua volta “occupato”.
Insieme ad Emilio Marrese, giornalista de la Repubblica, Ravello ha voluto approfondire l'argomento anche con la telecamera, alla scoperta di un mondo, quello delle occupazioni, che è una miniera di storie e nasconde aspetti molto più sorprendenti, inquietanti, ma anche più divertenti di quanto si possa pensare.
Quella di via Volonté 9 a Roma, scelta per il nostro documentario, è chiamata "l'occupazione dei nobili" perché si tratta di una palazzina nuovissima e ben tenuta, grazie anche alle regola di convivenza civile che gli occupanti si sono dati (ancor più che in un normale condominio), abitata da famiglie che si potrebbero definire “normali”.
La palazzina, nella periferia nord di Roma a Casale Nei, è poco distante dal centro commerciale della Bufalotta intorno al quale si sta ancora costruendo un altro pezzo di città.
L'edificio, composto da diciotto appartamenti, è stato costruito da una cooperativa edilizia che nel lontano marzo '98 ricevette a tale scopo un finanziamento della Regione Lazio (delibera della giunta regionale 24/3/1998 n.986) di tre miliardi e 60 milioni di lire, circa un milione e mezzo di euro, perché le abitazioni erano destinate ad anziani over 65 con un reddito annuo sotto i 20 mila euro.
Gli occupanti sostengono che la palazzina al momento dell'occupazione fosse pronta, ma vuota, da ormai un paio di anni e che non vi fosse ancora una lista di anziani in attesa, adombrando qualche irregolarità.
L'emergenza casa
In Italia risultano oltre 5 milioni e 300 mila case non abitate, di cui circa 150 mila nella sola Roma (quest'ultima stima è basta su uno studio della Cgil con l'università Roma Tre).
Negli ultimi cinque anni nel nostro Paese 120 mila famiglie hanno perso la casa e si calcola che fino al 2011 altre 150 mila rimarranno senza un tetto. Tre sfratti su quattro sono per morosità: non hanno i soldi per pagare l'affitto.
A Roma ci sono quasi 50 mila famiglie in emergenza abitativa: 17 mila famiglie sono in graduatoria per un alloggio pubblico, 6 mila sono sotto sfratto (+35% rispetto all'anno precedente), 23 mila hanno chiesto un contributo statale per l'affitto. I fondi sociali stanziati dallo Stato nel 2009, per aiutare a pagare l'affitto, sono diminuiti del 55 per cento rispetto al 2000.
Circa tremila romani hanno risolto momentaneamente il problema occupando. Nella capitale ci sono una ventina di edifici occupati abusivamente.
Le politiche sulla casa
Solo una casa su cinque di quelle abitate in Italia è in affitto, mentre in Germania sono quasi tre su cinque. Da noi otto famiglie su dieci vivono in casa propria.
Il canone medio per 80 metri in periferia, a Roma, è di 1.200 euro – il più alto d'Italia -: corrisponde a tutto un intero stipendio di una famiglia di reddito basso. I canoni sono aumentati del 78 per cento negli ultimi cinque anni.
Eppure in Italia si costruisce tanto. Negli anni Novanta si sono costruite il quadruplo delle case costruite in Francia e il doppio di quelle costruite in Germania. Ma ogni cento case, in Italia ce ne sono meno di cinque di edilizia sociale, le cosiddette case popolari: una quota insignificante se confrontata ad esempio ai Paesi Bassi, dove sono 35 su 100, o alla Francia (17 su 100).
In Italia solo il 7,9 per cento delle domande per avere una casa popolare viene soddisfatto: neanche una su dieci.
Occupare una casa è un reato: l'art. 633 del codice penale dice che Chiunque invada arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa da cento a mille euro. Ma nel settembre del 2007 la sentenza numero 35580 della Cassazione ha assolto una occupante, sostenendo che lo stato di necessità giustifica le occupazioni di case perché il diritto all’abitazione è da ritenersi tra i beni primari collegati alla personalità.