Note:
“Time in jazz” è stato in questi quasi quarant'anni di vita, un punto d'approdo delle nuove tendenze musicali della musica colta e popolare, dove le due trovavano, a tratti, punti di contatto e condivisione, sperimentando sinergie e contaminazioni tutt'altro che banali.
Questo contesto musicale, geografico, etnografico rappresenta la materia grezza dalla quale è stato estratto un distillato filmico in grado di rendere sapida e avvincente la storia “Time in Jazz”. Un film documentario, realizzato a sei mani, alla ricerca di connessioni e analogie fra le immagini che ritraggono momenti e anni diversi, assonanze fra i brani musicali ma anche fra la forma delle inquadrature, fra la plasticità sinuosa degli strumenti e la passione vibrante dei
musicisti colti nell'attimo dell'invenzione musicale. Ogni immagine è rappresentazione di un evento, di un musicista, di un momento del festival ma anche una immersione nella natura audiovisiva delle immagini. Il film non è solo una collezione di strepitose esibizioni musicali, un favoloso catalogo di nomi e facce di grandi artisti di fama internazionale ma anche l'elaborazione di un grande concerto fantastico in grado di rileggere attraverso il cinema una grande storia della musica jazz, unica in Italia (e probabilmente in Europa) per portata e valore. Il film nasce dalla collaborazione fra due Film Commission: Sardegna
ed Emilia-Romagna a testimoniare un intreccio e una collaborazione fra artisti e realtà produttive. Da un lato l'Associazione Time in Jazz col suo immenso archivio di immagini, dall'altro Mammut Film che facilita l'arrivo di tale archivio in Emilia-Romagna dove Home Movies lo prende in carico, lo digitalizza, lo conserva per future ricerche e utilizzi. Da una parte Gianfranco Cabiddu che non solo ha girato più di un documentario sul festival ma ha raccolto in venticinque anni più di 1500 ore di immagini di concerti, backstage, momenti informali e incontri avvenuti durante Time in Jazz. Dall'altra parte Michele Mellara e Alessandro Rossi che, negli anni, hanno elaborato una propria personale linea di lavoro sui materiali d'archivio rendendoli parte essenziale e vitale di quasi tutti i loro film. E infine lo stesso Paolo Fresu, sardo di Berchidda e cittadino Bolognese.
Un intreccio virtuoso fra due luoghi, due contesti di produzione e di arte
reso possibile dalla musica.