Sinossi *: Berlino rappresenta la quintessenza della modernità: una modernità rattoppata e dinamica, ma soprattutto “adulta”, perché ci espone interamente i suoi traumi, anche quando vorrebbe nasconderli. Una memoria che vive nel presente, come dice Walter Benjamin. Sia la memoria volontaria dei suoi “tatuaggi”- tracce e segni voluti: dallo Judisches Museum di Daniel Libeskind (2001) al Checkpoint Charlie con il Museo del Muro, dal labirintico Monumento all’Olocausto ai 100 dipinti murali della East Side Gallery - sia la memoria involontaria delle sue indelebili “cicatrici” - la striscia che testimonia del Muro, la chiesa della commemorazione Kaiser Wilhelm Gedächtniskiche. Berlino è il compendio del Novecento, delle sue utopie andate a male, delle sue speranze e dei suoi orrori: avanguardie e rivoluzione spartachista, Bauhaus e Cabaret, nazismo e Olocausto, la politica-spettacolo delle parate e il grigiore del socialismo reale, il discorso di Kennedy e il ’68 di Rudi Dutschke. Oggi è laboratorio e cantiere, vetrina di pulsioni, progetti urbanistici, ricerche culturali ed espressive vertiginose che investono ogni disciplina. La nuova Berlino non è una porta qualsiasi, ma la porta attraverso cui tutti dobbiamo passare. La sua è una lezione di radicalità e trasparenza. Da una parte ha vissuto fino in fondo le passioni del Novecento, anche quelle più autodistruttive, dall’altra ha accettato di mostrare il suo corpo, benché dolorante, facendone la premessa di qualsiasi auspicabile “salute”.