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ROME DOCUMENTARY FESTIVAL 2022 - DEAR MAMASinossi *: In Italia sono oltre 30.000 i minorenni nelle strutture di accoglienza in attesa di essere adottati. Alcuni di loro non vedranno realizzato il sogno di trovare una famiglia ed altri, peggio, ricorderanno con dolore un fallimento adottivo. Molti trovano invece dei genitori per sempre.
Il documentario "
Dear Mama" racconta tutto questo dal punto di vista di coloro che lo hanno vissuto e lo vivono ogni giorno in prima persona, con le loro stesse parole intrise di emozioni e con tutta la loro forza.
Note:
Condizioni essenziali allo sviluppo psicoaffettivo e corporeo del bambino sono sicuramente la stabilità, la continuità, la sicurezza e l’affidabilità di figure genitoriali amorevoli. La qualità delle cure genitoriali lascia inevitabilmente un’impronta nella vita psichica di ogni essere umano e le prime esperienze vissute dal bambino, se non adeguate al suo livello di sviluppo e non inserite nell’ambito di un positivo rapporto genitoriale, si delineano come potenziali fattori traumatici.
L’adozione è un istituto giuridico che permette ad un soggetto (detto adottante) di trattare ufficialmente un altro soggetto (detto adottato) come figlio. Si tratta generalmente di minorenni, rimasti senza genitori naturali o non riconosciuti da questi o che si trovino in una situazione di abbandono.
L’affidamento o affido familiare fa invece riferimento ad una istituzione dell’ordinamento civile italiano che si basa su un provvedimento temporaneo rivolto a bambini e a ragazzi fino ai diciotto anni, di nazionalità italiana o straniera, che si trovino in situazioni di instabilità familiare. Tramite l’affido, il minorenne viene accolto presso una famiglia che ne fa richiesta e, ove ciò non sia possibile, è consentito l’inserimento del minorenne in una comunità di assistenza pubblica o privata.
La procedura di adozione prevede una serie di step: prima di tutto occorre essere considerati idonei da parte del Tribunale per i minorenni, che si serve per questo dei servizi socio-assistenziali presenti sul territorio.
L’idoneità genitoriale è definita da tre requisiti fondamentali:
la coppia deve essere unita in matrimonio da almeno tre anni, senza nessuna separazione di fatto. In alternativa, deve aver convissuto, prima del matrimonio, in modo stabile e continuativo, per almeno tre anni;
la differenza di età tra adottato e adottante deve essere compresa tra i 18 ed i 45 anni;
la coppia deve essere idonea ad educare, istruire e mantenere i minorenni che intende adottare.
Il minorenne, a sua volta, deve essere dichiarato in stato di adottabilità, definito dalla presenza di uno stato di abbandono, dovuto alla mancanza di assistenza morale o materiale da parte di genitori o dei parenti che dovrebbero provvedervi.
Per effetto dell’adozione, l’adottato acquista lo stato di “figlio” degli adottanti, dei quali assume e trasmette il cognome. Con l’adozione cessano i rapporti giuridici intercorrenti tra l’adottato e la famiglia di origine, eccezion fatta per alcune situazioni. Inoltre, i figli adottivi sono equiparati ai figli legittimi nei diritti ereditari. Il figlio adottato, in base alla normativa sull’adozione, ha diritto, raggiunto il venticinquesimo anno di età, ad accedere a informazioni riguardanti la sua origine e l’identità dei genitori biologici. È dato lo stesso diritto a 18 anni solo in caso di gravi e comprovati motivi di salute psico-fisica.
Purtroppo in alcune famiglie lo spazio di accettazione è solo fisico ma non mentale e alcune coppie non sono in grado di rispondere in maniera adeguata alle esigenze del nuovo arrivato e non sono in grado di adattarsi alla nuova realtà. Si palesa per questi bambini il rischio di ritornare negli Istituti, con il tristissimo incubo di un ennesimo abbandono. Spesso sono storie intrise di dolore che rimangono senza orecchie che ascoltino o occhi che vedano.
Gli aspiranti all’adozione non vantano un “diritto” ad ottenere un bambino ma possono solo esprimere la loro “disponibilità” ad adottarne uno. Infatti, l’istituto dell’adozione ha per fine di soddisfare il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia e non viceversa.
I bambini hanno il diritto a non essere travolti dalle sofferenze dei genitori ma di continuare ad essere amati e di vivere la loro età all’interno del loro nucleo familiare o, qualora questo non fosse possibile, in un ambiente ospitale che sappia rispettare i loro tempi e sappia ascoltarli.
In particolare esistono diversi tipi di comunità in grado di ospitare persone di minore età in stato di necessità:
comunità educative, caratterizzate dalla presenza di educatori professionali, che accompagnano i minorenni nel loro percorso formativo e di crescita;
comunità familiari (meglio conosciute come Case Famiglia) in cui vi è la presenza stabile di uno o più adulti, che li accolgono mediante l’affido temporaneo;
case madri-figli, che ospitano nuclei monoparentali (madre-bambino);
comunità alloggio e appartamenti destinate ad adolescenti e maggiorenni che sperimentano percorsi di semi-autonomia e autonomia;
case multiutenza e servizi di pronta accoglienza.
Non si ereditano solo geni ma storie spesso tristi e dolorose. Questi bambini meritano certamente il riconoscimento dei diritti fondamentali dell’essere umano, ma soprattutto quell’amore e quell’affetto necessari per crescere serenamente.
Pietro Ferrara
Pediatria numero 9 - settembre 2019 Pensiero Scientifico Editore