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Claudia Verardi  (20/06/2008 @ 19:03)
Film incentrato su un tema quanto mai attuale, quello degli stranieri che arrivano a frotte nel nostro Paese, Il Resto della Notte è un'opera un po' violenta e molto riflessiva, giocata su un sapiente lavoro d'intreccio narrativo e stilistico. Siamo nel nord ricco e industrializzato, a Brescia per l'esattezza. Silvana, moglie dell'industriale Giovanni, da tempo sofferente di disturbi nervosi, è convinta che Maria, la collaboratrice familiare rumena, le abbia rubato un paio di costosi orecchini. Scontrandosi con la figlia e il marito, e senza alcuna prova, Silvana decide di licenziare la donna che si trova costretta a chiedere aiuto all'ex fidanzato Ianut fresco di galera, che divide una dimora fatiscente con Victor, suo fratello. Ianut, inoltre, frequenta Marco, un tossico che vive di espedienti e che ha perso la custodia del figlio piccolo. I due decidono di organizzare una rapina proprio nella villa dell'industriale. Il Resto della Notte racconta uno spaccato di vita legato al fenomeno della massiccia immigrazione, soprattutto di cittadini dell'Est Europa, verso l'Italia settentrionale. L'argomento affrontato è molto complesso e delicato, ed è difficile da essere analizzato (e men che meno risolto) da un film, anche quando si tratta di un buon film. Di certo Il Resto della Notte è lo specchio della nostra società in questo momento storico, in cui in Italia moltissima gente ha paura della criminalità straniera e invoca protezione. Nel film si analizza una società in fondo fragile, insicura e talvolta malata che rimesta in un unico calderone male e bene. È importante sottolineare che non si tratta di un film schierato e che, nonostante il tema fondamentale sia quello della sicurezza nelle città, il regista si premura di indagare sulle personalità dei personaggi, sulle loro inadeguatezze e difficoltà. L'immigrazione viene scandagliata nelle sue zone d'ombra e nelle piaghe più cruente, ma non è un film d'attacco, né politico. Le colpe sono ben suddivise tra i personaggi rumeni e quelli italiani. I destini di due famiglie fragili si scontrano con drammaticità pieni, come sono, di ipocrisia, tradimenti, divorzi, lavoro nero, paura e pregiudizi. Non è nemmeno un film che offre soluzioni perché, si sa, il cinema non risolve i problemi ma suggerisce solo riflessioni. La pellicola è stata ben accolta all'ultimo Festival di Cannes (sezione Quinzaine), forse lievemente offuscata dal Divo di Paolo Sorrentino e da Gomorra di Matteo Garrone.

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