Sinossi *: In sintonia con lo spirito della Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che ricorre il 20 novembre, la Rai presenta un tv movie che dà voce a ciò che può vivere un bambino quando viene abbandonato dalla sua famiglia; quando, con quel peso psicologico, si trova ad attraversare il percorso protettivo predisposto dalle Istituzioni; quando incontra, dopo paura e diffidenza, genitori adottivi che possono amarlo come nessuno aveva fatto prima.
Quel bambino si chiama Brando, ha 11 anni e una famiglia che sta per disgregarsi. I genitori, entrambi professori universitari, sono in conflitto da anni e lui sta nel mezzo: strumentalizzato come testimone di ciò che accade, tirato ora da una parte ora dall’altra; coinvolto nei litigi e nelle recriminazioni senza che abbia la forza per difendersi. Fino a essere definito “cattivo” da chi l’ha messo al mondo. “Cattivo” perché non parteggia, perché non sta al loro gioco.
La madre, Flora, soffre di ricorrenti e gravi crisi depressive. Il padre, Michele, è affettivamente un uomo immaturo e assente. La situazione precipita quando Michele stringe una relazione con Lilletta, ragazza di cui era innamorato ai tempi della scuola. A Brando viene chiesto di capire, di essere complice, anche se non ha gli strumenti per accettare e gestire quel tradimento. Flora neanche purtroppo: scoperto tutto, tenta il suicidio, dal quale non si riprenderà più.
Per Brando inizia il periodo più difficile. All’inizio sta con la nonna paterna, molto affezionata al bambino ma non in grado di occuparsene. Poi il contatto con i nonni materni, che quasi non conoscono il nipote né hanno intenzione di farlo, anzi, lo usano soltanto come fonte per acquisire notizie contro Michele e la sua amante.
Si arriva alla separazione dei genitori e per Brando si preannuncia un nuovo trauma: la dichiarazione d’abbandono e il conseguente trasferimento in una Casa Famiglia. Il Giudice dei minori constata infatti che la madre non può prendersi cura del bambino perché ricoverata in clinica con danni irreversibili e che il padre ha rinunciato alla paternità perché succube di Lilletta, che assolutamente non vuole avere nulla a che fare con Brando. Michele prende questa decisione anche per evitare che suo figlio venga affidato ai nonni materni, che vivono in un'altra città e che quindi porterebbero lontano da lui Brando, ma per ottenere la loro rinuncia è costretto a presentare rinuncia a sua volta.
Per Brando l’arrivo nella Casa Famiglia è scioccante perché privato di ogni punto di riferimento affettivo. L’unica difesa che trova è rifugiarsi negli amati eroi del calcio e del wrestling, sue passioni. Ma non è sufficiente a reggere il cambiamento drastico della sua vita. Fugge di notte per andare in clinica dalla madre e una volta arrivato è lei a mandarlo via: lo considera complice del padre, quindi è un “bambino cattivo”. Brando capisce che sua madre non guarirà più e suo padre, preso dalla relazione con Lilletta e dal nuovo figlio in arrivo, si è praticamente dimenticato di lui.
Brando è solo. Ha perso la sua famiglia d'origine. Ma nel corso degli anni ne troverà un’altra e proverà a essere di nuovo un bambino felice.