Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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A CASA TUTTI BENE - Incontro e scontro nella famiglia mucciniana


Il nuovo film di Gabriele Muccino mostra la riunione di una famiglia. Costretti su un'isola, tutti intorno al tavolo tra iniziali sorrisi e un finale prevedibilmente litigioso. Con Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Stefania Sandrelli, Gianmarco Tognazzi, Ivano Marescotti. In sala con 01 distribution dal 14 febbraio.


A CASA TUTTI BENE - Incontro e scontro nella famiglia mucciniana
Il coro di "A Casa Tutti Bene" di Gabriele Muccino
Scola, Monicelli… siamo fermi lì, e poi negli anni 90 ci ha provato, con buoni risultati il Virzì di "Ferie d’Agosto". Adesso o trovi un’altra strada, o hai un'altra penna, o continuare a raccontare le famiglie e le loro beghe, non ha alcun senso.
Gabriele Muccino ce la mette tutta, gira meglio del novanta percento dei colleghi, ma proprio non riesce a offrirci qualcosa di nuovo, anzi.

Il regista e sceneggiatore, insieme a Paolo Costella, racconta una riunione di famiglia che sfocerà immancabilmente nel lancio di pesci in faccia, merda nel ventilatore e tentati omicidi come talmente tante ne abbiamo viste che sarebbe difficile citare i titoli senza far torto a nessuno, partendo proprio dai due maestri citati all’inizio.
Il primo problema del film e del suo difettoso funzionamento (sorvolando sull'enfasi delle interpretazioni e sul parossismo di situazioni e musiche), è che i litigi arrivano tutti o quasi (vedremo poi le eccezioni) per ragioni sentimentali, argomento che in una famiglia italiana è generalmente tabù, o in casi estremi può essere la chiusura di una situazione conflittuale, spesso la causa nascosta, raramente l’incipit esplicito.

Dopo i sorrisoni degli incontri iniziali, due canzoni cantate a squarciagola davanti al pianoforte (per fortuna non in macchina, almeno non subito...), in "A Casa Tutti Bene", le corna, le insoddisfazioni le gelosie amorose cominciano subito ad essere argomento primario, trainante della storia e dei conflitti a venire.
L’unica eccezione è quella del cugino sfigato Riccardo, interpretato da Gianmarco Tognazzi, che, malgrado anche lui abbia con sé l’aspetto sentimentale a rischio diabete (la compagna incinta che usa la pancia come una bandiera al vento), crea scompiglio per l’autentica causa di maggior scontro tra familiari, il denaro. E infatti Riccardo e la moglie, coatta già dal nome Luana (Giulia Michelini), sono gli unici personaggi veri e credibili del film che vanno a chiedere soldi e lavoro malgrado una reputazione pessima e dei trascorsi negativi. Oltre a loro, il concreto pater familias Pietro interpretato da Ivano Marescotti.

Il resto è fuffa adolescenziale. Gelosie, paure, corna vissute commettendo errori madornali da pivelli (come essere scoperti sul fatto giusto per mandare avanti la baracca della sceneggiatura), dichiarazioni d’odio e d’amore, conflitti tenuti nascosti per timore di perdere il partner e passioni eterne malgrado tutto.

E poi l’amore puro, quello dei sedicenni che ancora non sanno ciò che lì aspetta, che stanno lì lì per cascare nel calderone dell’infelicità, che si pongono domande del tipo “Che ne sarà di noi”, hanno idee chiare e profonde sul domani: “Come sarai tra 10 anni” chiede lei sdraiata sul letto, “Giusto” risponde il filosofo adolescente dal letto accanto.

04/02/2018, 10:00

Stefano Amadio