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- TFF33 - "La Gente Resta", una famiglia e l'Ilva


Sinossi *:
L’ILVA è la più grande industria siderurgica d’Europa. Con le sue alte ciminiere domina il quartiere Tamburi di Taranto. Lo avvolge con le sue polveri, lo costringe a scegliere tra salute e lavoro, tra i sogni infranti del boom economico e la speranza di miglioramento.
Chi vive ai Tamburi cerca di mantenere la normalità della famiglia, dell’infanzia, dell’amore, anche se costretto a fronteggiarsi ogni giorno con una vita piena di contraddizioni. Condizionato da quella fabbrica immensa che ha portato con sé il pericolo della diossina, ma anche il lavoro che all’inizio degli anni ’60 ha spinto tanti ad abbandonare le reti da pesca ed entrare in fabbrica.
Anche i fratelli Cosimo, Tonino e Giuseppe Resta nascono pescatori, ma oggi lavorano in fabbrica: Cosimo è saldatore, Tonino caporeparto, Giuseppe invece fa le pulizie. Eppure non rinunciano al mare, a pescare, a riunirsi per cena tutti insieme sulle rive del Mar Piccolo, anche lì circondati dagli stabilimenti ILVA.
Questo è il racconto di chi ha deciso di restare nella propria terra, con rabbia e rassegnazione insieme, mentre tanti la abbandonavano. Di chi ha scelto di continuare la sua vita sulle macerie delle promesse industriali.
Una famiglia, una piccola comunità, divisa tra la trasgressione vitale dei bambini, la mollezza degli adolescenti e il mondo degli adulti frantumato e sospeso.

NOTIZIE 'La Gente Resta'



Note:
"La Gente Resta" è un docu-film nato da un’idea di Lea Dicursi, regia di Maria Tilli e sceneggiatura di Laura Grimaldi, prodotto da Fabrica con RaiCinema. Il film racconta la storia di chi ha deciso di restare nella propria terra, la Puglia, a Taranto e più nello specifico a Tamburi.
I PERSONAGGI
Giuseppe

40 anni, la faccia segnata dalla fabbrica e dal mare, il sorriso strafottente. Fa le pulizie all’ILVA part time. Proprio dietro questi stabilimenti, c’è la baracca della sua famiglia, i Resta, pescatori da sempre. Lì esce a pesca ogni giorno, anche se ormai è vietato.
Antonio Detto “Tonino”
Un anno in più del fratello Giuseppe. Da piccoli sembravano gemelli tanto si assomigliavano. È capoturno in acciaieria, ma riesce ancora trovare il tempo per aiutare i fratelli che vanno a pesca. Nonostante la sua posizione in fabbrica, ha denunciato lo stato di manutenzione delle gallerie di raffreddamento dell’ILVA. Le gallerie attraversano il sottosuolo di tutto il quartiere Tamburi e rischiano di far crollare case e scuole.
Cosimo
Il terzo dei fratelli Resta, più grande di Giuseppe e Antonio. La pelle scura, abbrustolita dal fuoco della fabbrica, dove fa il saldatore. Anche lui conserva il suo legame con il mare: fa il sommozzatore nel Mar Piccolo. L’acqua del mare non basta però a spegnere il fuoco della fabbrica: il rumore infernale dell’ILVA lo segue ovunque.
Iris
Ha 7 anni, è la figlia di Antonio. Ha gli occhi e i capelli nerissimi. Parla già come una piccola adulta, ma conserva la tenerezza di una bimba: costruisce casette per gli insetti, rimprovera i bambini che non rispettano la natura. Un’ordinanza del sindaco vieta di giocare all’aperto perché la terra è piena di diossina. Per Iris è un’imposizione insopportabile. Trasgredisce e scappa con il cuginetto Andrea. Un atto vitale che contrasta con lo scenario funebre del quartiere.
Kekko
15 anni, è il figlio di Giuseppe. Esile e impacciato coi suoi coetanei e altrettanto inadeguato ai lavori del mare. Non conosce Taranto senza industrie. Per la sua generazione ci sono sempre state, fanno parte del paesaggio. Anche al Lido Azzurro, dove le silhouette delle gru azzerano l’orizzonte del mare.

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