IL MEGLIO DEL CINEMA ITALIANO 2015
Forse qualcosa si muove. Mentre i numeri del pubblico in sala collassano sotto i colpi dell'indifferenza ma soprattutto di Sky-Mediaset-Rai-Netflix-epiattaformevarie (legali ed illegali), il cinema italiano prova a darsi una spinta dal quel fondo dove è arrivato da tempo.
Gli autori sono tornati a far parlare di sé, con
Moretti, Sorrentino, Garrone a Cannes (insieme a
Minervini),
Laura Bispuri che debutta a Berlino con "
Vergine Giurata" (in testa alla nostra
classifica 2015 per concorsi e premi), e un gradino sotto (forse anche due o tre)
Bellocchio, Guadagnino e Messina a Venezia con "
Non Essere Cattivo" di
Claudio Caligari fuori dal Concorso una serie di registi che, a parte l'ultimo citato, ricominciano a mostrare di avere fame. Di racconto, ovvio, voglia di portare sullo schermo qualcosa di originale, spesso poco riuscito, qualche volta molto presuntuoso ma almeno nuovo e non copiaeincollato da qualche altro film di cui, magari, ignoravano l'esistenza (registi andate al cinema, please). Su Belloccio, discorso a parte per un film che rimane per noi tra i più incomprensibili della stagione, sin dal titolo (forse perché era pieno di parenti..?).
Sembrano fortunatamente anche un po' esauriti i filoni che per anni ci hanno torturato in sala: la disoccupazione, la crisi della coppia, la sessualità difficile, ma anche la commedia al femminile, argomenti e generi su cui hanno girato chilometri di pellicola senza fare un passo in avanti che è uno sul tema.
Certo alcuni documentari, genere sempre più apprezzato anche in sala, continuano a raccontare di integrazione, di riscoperta delle radici, di viaggi nel mediterraneo, senza rendersi conto di essere superati quotidianamente da una televisione che usa lo stile narrativo spesso meglio del cinema, e sicuramente con tempi più attuali e fruibili. Anche qui, guardate la realtà ma anche la televisione.
Di sicuro, a parte le grandi produzioni di registi affermati, e ci piace segnalare l'ottimo "
Suburra" di
Stefano Sollima, dobbiamo registrare un drastico calo dei budget di produzione dei singoli film con una serie di piccole opere per nulla compensate dalla grandezza dell'idea (che è gratuita...). Una schiera (oltre 100) di lungometraggi senza senso che abbiamo visto dall'inizio dell'anno e che ancora ci chiediamo per quale motivo siano stati prodotti e distribuiti a parte contenere i drammatici numeri della disoccupazione.
Poi ci sono i film che funzionano, malgrado i budget ridotti e i percorsi accidentati di produzione: "
N-Capace" di
Eleonora Danco, "
Pecore in Erba" di
Alberto Caviglia , "
Banana" di
Andrea Jublin, la rivelazione "
Lo chiamavano Jeeg Robot" di
Gabriele Mainetti (in sala dal 25 febbraio prossimo) e i documentari "
S is For Stanley" di
Alex Infascelli e "
Showbiz" di
Luca Ferrari con i quali la
Festa del cinema di Roma ha provato ad invertite il preoccupante fenomeno di desertificazione dell'auditorium.
Un discorso a parte va fatto per la commedia. Una valanga di fotocopie ci ha sommersi sin da gennaio con una decina tra sceneggiatori, registi, attori e attrici che sapientemente mescolati ci hanno proposto lo stesso film in 50 salse diverse. In questo minestrone dal sapore inconfondibilmente sciapo, esce qualche primizia di discreto livello: "
Italiano medio" di
Maccio Capatonda e "
Natale col Boss" di
Volfango De Biasi con
Lillo e Greg.
Tutti i film del 201502/01/2016, 10:00
Stefano Amadio