Fondazione Fare Cinema
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Sinocchia  (09/06/2009 @ 15:31)
Va bene, i paesaggi sono molto belli; la storia inizia appicicando lo spettatore allo schermo, ma questo non è un vero film. Pare una specie di documentario finanziato dalla regione Piemonte per promuovere una remota zona del proprio territorio. Il cinema è un'altra cosa.
Armanni Loredana  (21/10/2008 @ 15:18)
Ieri , nel viaggio aereo da Doha a Milano, sulla Qatair ho avuto l'occasione di scegliere il film " Il vento fa il suo giro". Non posso che ringraziare per l'opportunità datami di riflettere, una volta di più, sulle tematiche dell'integrazione, della malattia di vivere, della comprensione linguistica e comportamentale, del senso di isolamento, della pochezza dell'avidità per il possesso. Inizialmente infastidita dalla difficoltà a capire la lingua occitana (c'erano solo sottotitoli in arabo), ma rapita dalla bellezza del paesaggio e dall'espressività di taluni attori, nonchè dalla storia, ho continuato fino alla fine, riportando su di me un piacevole senso di grande tenerezza e commozione. Consiglierò a molti cinefili come me di vedere il film ed auguro la possibilità di altre espressioni cinematografiche. Complimenti in particolare al "pastore " al regista ed agli sceneggiatori. Loredana Armanni A questo film, per i suoi contenuti assegno 5 stelle
Manuela Ricci  (01/10/2008 @ 18:30)
un film poetico, molto bello, vero fino allo strazio e allo stesso tempo pieno di speranza leggera, speriamo abbia ragione!
Sergio Batildi  (08/01/2008 @ 10:51)
Ieri sera al Mexico a Milano ho scoperto tramite il passaparola questo film, è una pellicola minimalista ma mai banale, gli attori sia professionisti che non sono belli e reali, è la storia che si ripropone, come il vento che fa' il suo giro. L'arrivo del nuovo, la scoperta del diverso, ma non così tanto da essere estraneo, il pregiudizio non l'invidia un cancro che lentamente rendono talmente evidente che la speranza di rinascita è un seme che dà una pianta da dover essere estirpata. Che dire io che sono nato e vissuto in una piccola frazione del Varesotto queste cose le ho viste con i miei occhi e ho ritrovato la mia infanzia, ma mentre da me l'industria ed il "progresso" hanno omologato, lì lo status quo è una palude che tutto attanaglia ed impantana. Meglio la morte rappresentata bene con il suicidio che qualsiasi possibile cambiamento. Da vedere assolutamente, bello
Marco Serafino Cecchi  (29/10/2007 @ 23:48)
Un film davvero interessante. pochi mezzi e un grande risultato. la scelta del dialetto è azzeccatissima: trascina incredibilmente lo spettatore dentro a questa storia fatta del poco di tutti i giorni. un poco che si rivela una macchina infernale e che spiazza per la sua credibilità. grandi gli attori. grande il regista. una bella sorpresa
Simone Pinchiorri  (14/10/2007 @ 12:40)
La diversità, l'integrazione il pregiudizio sono le le tematiche che Giorgio Diritti e Fredo Valla hanno raccontato nel loro film "Il Vento Fa il Suo Giro", ambientato nella comunità chiusa ed arretrata del piccolo paese di Chersogno nella Valla Maira. Lo spunto per sviluppare queste tematiche parte dall'arrivo di un pastore rude ed orgoglioso dai Pirenei, che cerca di integrasi con la sua famiglia in questo lembo di terra dimenticato da tutti, che si popola solo nella stagione estiva grazie ai villeggianti. La popolazione locale, in nome dello spirito delle vecchie tradizionali "rueidas", basate sull'aiuto reciproco che univa la comunità, cerca inizialmente di aiutare il nuovo arrivato, che però piano piano viene visto con sempre più ostilità. Il pregiudizio nei riguardi del diverso, dello "straniero" nascono dal basso, da persone più anziane che si sentano minacciate dallo stile di vita della famiglia francese. Diritti è riuscito con questo film a creare un piccolo saggio di sociologia, con una piccola storia di una piccola comunità, che però è alla fine una storia universale, non lontana a quello che accade nelle grandi metropoli. Molto interessante la scelta di lasciare parlare i personaggi nella loro lingua occitana e di avere scelto il cast con tra le persone del luogo, che rende ancora meglio il messaggio "sociale" scelto dagli autori.
Massimo Giorgi  (13/10/2007 @ 20:11)
Ottimo esempio di quello che definisco "film peperonata"...lento da digerire ma meritevole di essere almeno "assaggiato". Sembra di assistere ad un documentario, grandi paesaggi, abitanti del luogo...non mancano neanche gli animali! Il realismo la fa da padrone anche nella lingua utilizzata per i dialoghi (per tutto il film): dialetto montanino incomprensibile se non attraverso i sottotitoli, che alla lunga stancano. Fra le note positive voglio indicare l'originalità con cui viene trattato il tema della (non) integrazione.

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