Regia:
Giorgio Diritti
Anno di produzione: 2023
Durata: 175'
Tipologia: lungometraggio
Genere: biografico/drammatico
Paese: Italia/Svizzera
Produzione:
Indiana Production,
Aranciafilm,
Rai Cinema,
Hugo Film,
Proxima; in collaborazione con
RSI Radiotelevisione svizzera,
SRG SSR Idee Suisse
Distributore:
01 Distribution
Data di uscita: 09/11/2023
Formato di proiezione: DCP, colore
Ufficio Stampa:
01 Ufficio Stampa /
Wolf Consultants /
FosforoVendite Estere:
True ColoursTitolo originale: Lubo
Recensioni di :
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VENEZIA 80 - "Lubo" in ConcorsoSinossi: Lubo è un nomade, un artista di strada che nel 1939 viene chiamato nell’esercito elvetico a difendere i confini nazionali dal rischio di un’invasione tedesca. Poco tempo dopo scopre che sua moglie è morta nel tentativo di impedire ai gendarmi di prendere i loro tre figli piccoli, strappati alla famiglia in quanto Jenisch, come da programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse). Lubo sa che non avrà più pace fino a quando non avrà ritrovato i suoi figli e ottenuto giustizia per la sua storia e per quella di tutti i diversi come lui.
Sito Web:
http://"Lubo" è stato sostenuto da:
MIBACT
Idm Sudtirol - Alto Adige (1a Call del 2022 - Fase di Produzione)
Regione Piemonte
Film Commission Torino Piemonte (Piemonte Film TV Fund)
Ufficio Federale della Cultura Berna Repubblica e Cantone Ticino
Zurcher Filmstiftung
Trentino Film Commission
Libro sul film "Lubo":
"
Il Seminatore"
di Mario Cavatore, 167 pp, Einaudi, collana L'Arcipelago Einaudi, 2004
"Gli zingari sono sempre stati un problema. Ma siccome Lubo Reinhardt era uno zingaro, a lui interessavano poco i problemi degli altri": comincia cosí questo romanzo civile che racconta la tragica storia di un uomo vittima e artefice del proprio destino. Lubo, che è uno uno zingaro naturalizzato, sta prestando il servizio militare obbligatorio, quando riceve la notizia che gli sovvertirà la vita: i suoi due bambini sono stati presi dalla polizia e la moglie, che ha tentato invano di opporsi, è stata uccisa.
Tutto ciò è avvenuto nel segno della legalità: nella Svizzera del 1939, anno d'inizio della storia, è da tempo attiva l'Opera "Bambini della strada", un'organizzazione 'umanitaria' che usa mezzi tutt'altro che umanitari per sradicare la piaga del nomadismo.
Lubo, straziato da quella brutale prevaricazione ammantata di legalità, decide di vendicarsi. La vendetta che mette in atto è viscerale, istintiva, ma a suo modo rigorosa ed epica: prima si appropria di una nuova identità, poi diventa un Don Giovanni involontario e involontariamente politico. Il suo piano è inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere, per rispondere alla politica eugenetica con un gesto uguale e contrario, d'immensa portata simbolica: se la Svizzera gli ha tolto due figli con sangue zingaro, ne avrà in cambio duecento con sangue misto. La vicenda di Lubo s'incrocia con quella di una famiglia d'immigrati italiani a Lugano e ne sconvolge il futuro. Dal seme di quel primo sopruso germina dunque altra violenza: una violenza che dura nel tempo, con una tenacia oscura. E cosí - proprio nel tempo - prende forma una saga compressa di forza straordinaria, che fa riecheggiare l'idea di colpa e di destino tra le righe di una narrazione scarna, semplice e potentissima.
prezzo di copertina: 12,00
Note:
Liberamente ispirato al romanzo "Il Seminatore" di Mario Cavatore edito da Einaudi.
IL POPOLO JENISCH E IL PROGRAMMA “HILFSWERK FÜR DIE KINDER DER LANDSTRASSE”
Il popolo Jenisch rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom ed i Sinti. Di origine germanica, sono presenti in molti paesi dell’Europa, tra cui Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Italia, e hanno una propria lingua. Nel 1921 venne fondata in Svizzera la Pro Juventute, una fondazione filantropica creata con l’intento di sostenere i diritti e le esigenze dei bambini. Tra il 1926 e il 1973 la Pro Juventute mise in atto in Svizzera una campagna di ispirazione nazionalista denominata «Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse» (Opera di soccorso per i bambini della strada). Secondo i parametri applicati dalle autorità nel primo ‘900, i nomadi erano considerati pericolosi e da tenere a bada con metodi repressivi. Il programma attuato dalla Pro Juventute e finanziato dalla Federazione Elvetica, da benefattori e da industriali, aveva il fine di rieducare i figli dei nomadi e di combattere il fenomeno del nomadismo. Di fatto la campagna consistette in una politica di allontanamento forzato di bambini appartenenti al gruppo Jenisch dai propri genitori. Con il sostegno delle autorità svizzere i bambini Jenisch vennero sistematicamente sottratti alle loro famiglie e collocati in case, famiglie affidatarie, orfanatrofi, istituti psichiatrici e persino prigioni. Molti di loro subirono violenze e furono sfruttati come manodopera a basso costo, numerose ragazze vennero sterilizzate. Non si conosce il numero esatto dei bambini coinvolti nel programma, che oscilla tra i 585, certificati dagli archivi della Pro Juventute, in gran parte tenuti segreti per decenni, e i 2000 stimati. Il programma verrà interrotto solo nel 1973.