Recensioni di :
- VENEZIA 74 - "Il Colore nascosto delle Cose"


Sinossi *:
Teo (Adriano Giannini) è un uomo in fuga. Dal suo passato, dalla famiglia di origine, dai letti delle donne con cui passa la notte e da cui scivola fuori alle prime luci del giorno, dalle responsabilità. Il lavoro è l'unica cosa che veramente ama, fa il “creativo” per un'agenzia pubblicitaria e non stacca mai, tablet e cellulari lo tengono in perenne e compulsiva connessione con il mondo.
Emma (Valeria Golino) ha perso la vista a sedici anni, ma non ha lasciato che la sua vita precipitasse nel buio. O meglio, l'ha riacchiappata al volo, ha fatto a pugni con il suo handicap e l'ha accettato con la consapevolezza che ogni giorno è una battaglia. Fa l’osteopata e gira per la città col suo bastone bianco, autonoma e decisa.
Si è da poco separata dal marito e Teo, brillante e scanzonato, sembra la persona giusta con cui concedersi una distrazione. Per Teo invece, tutto nasce per gioco e per scommessa, Emma è diversa da tutte le donne incontrate finora ed è attratto e impaurito dal suo mondo.
Una ventata di leggerezza li sorprende, ma quel galleggiare in allegria bruscamente finisce. Ognuno torna alla propria vita, ma niente sarà più come prima.


Scenografia:
Marta Maffucci

Fotografia:
Matteo Cocco

Suono:
Filippo Porcari
Francois Musy (montaggio del suono)
Renaud Musy (montaggio del suono)

Casting:
Jorgelina Depetris

Aiuto regista:
Cinzia Castania

Produttore:
Lionello Cerri

Co-produzione:
Elda Guidinetti

Co-produzione:
Andres Pfaeffli

Trucco:
Esmé Sciaroni

Parrucco:
Aldina Governatori

Direttore di produzione:
Giuseppe Pugliese

Produttore esecutivo:
Hengameh Panahi

Produttore esecutivo:
Simona Benzakein

Produttore esecutivo:
Antonella Viscardi

Produttore delegato:
Cristiana Mainardi

Segretaria di edizione:
Tania Scalercio

Assistente alla regia:
Domenico De Feudis

NOTIZIE 'Il Colore Nascosto delle Cose'

Libri


Libro sul film "":
"Magico Realismo - Il Cinema di Silvio Soldini"
di Domenico Lucchini, 424 pp, Armando Dadò Editore, collana Varia, 2024
Difficile individuare modelli di riferimento (agli inizi Godard e Wenders ma anche Antonioni e Ozu) per un regista come Silvio Soldini che, al contrario, ha saputo portare una sua propria originalità nel farsi di un cinema poco legato alla tradizione italiana e invece molto attento ad un respiro più ampio, quasi universalistico anche quando narra, come spesso gli accade, storie “minimaliste” di provincia e di semplici sentimenti. Il cinema di Silvio Soldini ha insinuato negli spettatori sapienti dubbi concettuali in virtù di un itinerario che dal naturalismo e realismo dei primi suoi film si è corredato vieppiù dalla linfa della metafora. Dall’individuazione della Galassia borghese disvelata mediante la costruzione di personaggi-archetipi, avvolti dalla vocazione delle aporie e dal solipsismo, fino ad ammantare di “surrealismo” le azioni del loro ménage quotidiano. Per fare l’ingresso nella ricognizione sociale e indirettamente politica, soprattutto con i suoi documentari e nell’analisi comportamentistica: per penetrare, quindi, nel viaggio utopico e nella fuga estatica, a volte attraverso “falsi movimenti”. Il cinema di Silvio Soldini come intellettuale “periscopico” di produzione della differenza, stimolazione del dubbio, provocazione di limpida fattura culturale. Sono queste le tematiche che vengono attivate e risolte da Domenico Lucchini, con un copioso e approfondito “essai”. Una circumnavigazione che tocca tutti i lidi dell’articolato mosaico della tramatura dell’autore milanese, nonché i litorali della decifrazione linguistica, dal registro neorealista a quello favolistico, (il “magico realismo”) che pervadono i suoi 40 film. Il primo e completo discorso sul cinema soldiniano in Svizzera e che manca in Italia da un ventennio; il merito è duplice.
prezzo di copertina: 23,75



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