Note:
DATI E NUMERI
- Basata su un impianto produttivo di tipo industriale, la serie “NON UCCIDERE” si è svolta su un arco temporale di 6 settimane di allestimento e prove, 19 settimane di riprese e circa 30 settimane di post-produzione ed edizione.
- L’apporto della RAI alla realizzazione della serie in collaborazione con Fremantle si è esteso per la prima volta alla scenografia, ai costumi, alla fotografia e alla post produzione; attività che sono state curate dal Centro di Produzione Rai di Torino, con l’apporto dei Centri di Produzione di Napoli e Roma.
- Circa un terzo delle riprese, inoltre, è stato effettuato negli studi RAI di Torino e negli studi Lumiq, dove grazie ad un accordo tra la RAI e la Città di Torino, è stato possibile ideare e ricostruire, su un’area di circa 900 mq, la Sezione Omicidi della Questura di Torino, uno degli ambienti centrali del racconto.
- Il resto delle ambientazioni dei 12 episodi è interamente realizzato in Piemonte e nella città di Torino, con più di 300 set allestiti. Si possono contare mediamente circa
- 25 location per ogni episodio. Una delle storie della serie è stata interamente ambientata all’Auditorium “Arturo Toscanini” di Torino e ha coinvolto durante le riprese anche l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI che ha contribuito inoltre alle musiche dell’intera serie.
- Il cast di “NON UCCIDERE” è composto da 12 attori principali e vede coinvolti più di 260 attori tra protagonisti di puntata e ruoli secondari, a cui si aggiungono 35 attori minorenni e più di 1500 comparse.
- Per la realizzazione della serie sono state coinvolte più di 250 persone tra capi reparto, tecnici e maestranze, di cui oltre il 90% residenti sul territorio torinese e piemontese.
PERSONAGGI PRINCIPALI
Protagonista del racconto, Valeria Ferro (Miriam Leone), Ispettore in forze alla Squadra Omicidi della Mobile di Torino - una poliziotta anagraficamente giovane ma estremamente abile, forte di un intuito fuori dal comune e soprattutto di un’ossessione che muove tutto il suo agire: l’ossessione per la verità. Valeria è testarda, iper razionale, ma allo stesso tempo riesce a leggere i non detti dei sentimenti con una chiarezza disarmante. Sembra vivere solo per il lavoro, senza concedersi mai tregua. La verità è che dietro l’attitudine di Valeria c’è una ferita. Una ferita che risale alla sua adolescenza. Infatti, da ragazzina, è stata protagonista di un trauma familiare che ha segnato indelebilmente il suo carattere e le sue scelte di vita: sua madre, Lucia (Monica Guerritore) è stata condannata per l’omicidio del marito. Un omicidio avvenuto quasi sotto gli occhi di Valeria ancora bambina. La nostra protagonista, dunque è cresciuta da sola con il fratello, Giacomo (Davide Iacopini) e con lo zio Giulio (Gigio Alberti), costruendo con loro un rapporto caldo e empatico.
Purtroppo, il duplice choc - la morte del padre e l’ombra di una madre assassina in carcere - ha fatto di lei la donna che conosciamo adesso: una poliziotta determinata che ha deciso di esplorare il lato oscuro delle famiglie, forse per esorcizzare il lato oscuro che si annida in se stessa. Valeria sa che per scoprire la verità è necessario entrare nel privato delle famiglie, esplorarne i segreti e – in qualche modo – farne parte: visti da fuori, tutti hanno un motivo per essere dichiarati innocenti e un movente per essere dichiarati colpevoli.
E riuscire a mantenersi lucidi, quando in gioco ci sono sentimenti così forti, non è mai facile. Eppure Valeria, dedicando al lavoro tutta se stessa, sembra aver trovato un equilibrio. E ogni caso risolto è un piccolo frammento di verità che la riconcilia, forse, con il suo passato.
E poi c’è la sua, di famiglia, o almeno ciò che né rimasto: suo fratello e suo zio ma anche Michela, la moglie di Giacomo, e la piccola Costanza, sua nipote, a cui Valeria vuole bene come se fosse figlia sua. Con la famiglia di Giacomo, Valeria condivide anche la casa: una villetta fuori città, alle porte di Torino, che è la vera oasi di pace della nostra protagonista.
E poi c’è il suo compagno, Giorgio Lombardi (Thomas Trabacchi), che è anche il suo diretto superiore nonché l’uomo che, quindici anni prima, ha arrestato sua madre. Tra loro c’è un rapporto solido, fondato sulla stima professionale e sull’affetto reciproco. Questo equilibrio, però, è destinato a rompersi definitivamente quando, all’inizio della nostra serie, Lucia, la madre di Valeria, viene scarcerata. Lucia torna a casa, da Valeria e Giacomo, e con lei tornano i fantasmi del passato: è una donna che ha sofferto e che vorrebbe poter ricostruire con la sua famiglia un rapporto normale. Ma non è facile per niente: soprattutto per Valeria che non riesce a perdonarla. E che, ossessionata dalla ricerca della verità, finirà – nel corso della serie – per sospettare che anche sua madre abbia mentito.
LA STRUTTURA NARRATIVA
Ogni episodio di “Non Uccidere” è costruito intorno a un’indagine chiusa: un caso verticale che riguarda un delitto in famiglia o, più genericamente, un delitto consumato dentro una comunità chiusa e di cui si arriva alla soluzione a fine puntata.
A condurre l’indagine è sempre Valeria, con il supporto di Andrea Russo (Matteo Martari), la sua “spalla”, efficiente e sempre operativo, e un gruppo ristretto di agenti – il “rookie” Luca Rinaldi (Luca Terraciano) e il veterano Gerardo Mattei (Riccardo Lombardo).
A capo della squadra Giorgio Lombardi, che si trova nella difficile posizione di essere sia il compagno di Valeria che il suo diretto superiore: una posizione che diventa particolarmente scomoda quando le intuizioni investigative della nostra protagonista forzano le procedure – una circostanza che si verifica piuttosto spesso.
Se ogni caso è l’esplorazione di un piccolo sistema chiuso (la famiglia protagonista dell’episodio), parallelamente all’indagine raccontiamo quello stesso sistema attraverso tre punti di vista di personaggi che gli orbitano intorno. In ogni puntata, dunque, presentiamo tre ulteriori storie che sfiorano l’indagine (o comunque sono influenzate dal delitto) ma hanno, tutte e tre, uno sviluppo indipendente, che si apre e si chiude all’interno della
stessa puntata.
Tipicamente si tratta di parenti della vittima, o di sospettati – raramente del vero colpevole: un vero e proprio coro laterale che accompagna lo spettatore lungo tutta la puntata e restituisce, alla fine, un ritratto tridimensionale della famiglia di riferimento della puntata.
Gli strumenti di Valeria? Un intuito investigativo che le permette di esplorare le scene del crimine arrivando quasi a immedesimarsi nella vittima. La sua debolezza? Non riuscire a staccarsi dal caso finché non è risolto. Le sue parole d’ordine? “Tutti mentono”.
Specialmente negli interrogatori, che sono la vera arena psicologica in cui Valeria mette in campo la sua abilità di scavo nei cuori dei sospettati e, soprattutto, nelle loro menzogne. La linea orizzontale di “Non Uccidere” racconta la complessa evoluzione del rapporto tra Valeria e Lucia appena uscita dal carcere – che riverbera sulla protagonista, in una chiave più intima e personale, il tema centrale della serie.
E’ un rapporto estremamente conflittuale, e inizialmente a senso unico: Lucia vorrebbe ricostruire un qualche tipo di familiarità con la figlia, mentre Valeria rifiuta in toto la presenza della madre nella sua vita, non perdonandole l’assassinio del padre e rinfacciandole di essere stata assente nei momenti più importanti della sua vita. Nel corso della serie, le due donne inizialmente estranee impareranno a conoscersi, a costruire un territorio di comunicazione condiviso, e una forma accettabile di vita quotidiana.
Ma Lucia è una donna misteriosa che – anche lei, come i sospettati di Valeria – protegge le sue verità nascoste.
Verità che, sotto lo sguardo analitico della nostra protagonista, non tarderanno a riaffiorare.